A Je Burrneshe! Storie di Donne e di Vergini Giurate
Viaggiare non significa visitare posti meravigliosi e osservarne solo il loro aspetto estetico, viaggiare significa soffermarsi anche sulla cultura e le tradizioni di un popolo.
A je Burrneshe è il progetto della fotografa calabrese Paola Favoino, il suo lavoro è iniziato nel 2003 durante gli anni universitari, quando viene a conoscenza di un fenomeno diffuso, fino a pochi anni fa e che probabilmente esiste ancora, in alcune aree del nord dell’Albania lungo i confini con il Kosovo e il Montenegro, quello delle “Vergini Giurate”, chiamate nella lingua locale “Burrneshe”.
Vergini Giurate
Il progetto di Paola Favoino, parte da anni di ricerche su questo fenomeno, nel 2010 si reca per la prima volta in Albania e incontra una burrneshe, ovvero donne che si vestono come uomini e vengono considerate come tali nella società albanese.
Da quella prima volta si sono susseguiti diversi viaggi in Albania in cui la fotografa ha incontrato altre burrneshe, raccogliendo le loro storie.
Questa tradizione affonda le radici nel Kanun un codice di leggi consuetudinarie trasmesse oralmente per secoli e sopravvissute, a quattro secoli di occupazione ottomana e, più tardi, a 50 anni di dittatura comunista, nonostante i tentativi da parte di Enver Hoxha di abolire le pratiche relative al Kanun.
Il Kanun: “§ 1228. – VIII Le Vergini (donne nubili che vestono come gli uomini e portano anche le armi) non possono essere distinte dal resto delle donne, ma possono anche prendere parte alle riunioni, però senza diritto al voto “.
Anticamente questa trasformazione prevedeva un vero e proprio giuramento. Il rito veniva compiuto di fronte agli anziani del villaggio che in questo modo accettavano e introducevano un “nuovo maschio” nella comunità.
Durante la cerimonia veniva effettuato il voto di castità, il taglio dei capelli e la vestizione con abiti maschili.
Da quel momento in poi, e anche oggi che il rito di iniziazione vero e proprio non si fa più, le donne possono fumare e bere alcolici acquisendo gli stessi privilegi che tradizionalmente, nelle società patriarcali, venivano attribuite alle figure maschili. Da quel momento la “burrneshe” acquista tutti i diritti riservati esclusivamente agli uomini e il nuovo ruolo, accettato socialmente, consentirà libertà di movimento, possesso dei beni e possibilità di disporre di armi.
Inoltre la burrneshe facendo voto di castità rinuncia definitivamente ad essere madre e moglie, e da quel momento in poi non è ammesso nessun pentimento, vivrà da uomo e sarà rispettata dagli altri uomini del villaggio, il giuramento di divenire vergine giurata è per sempre, e non si torna indietro.
In passato le ragioni principali di questa scelta erano:
la mancanza in famiglia di un uomo capace di ricoprire il ruolo di capofamiglia;
la rottura di un fidanzamento o il desiderio/necessità di non lasciare la casa paterna;
Nella società patriarcale i diritti maschili, si passavano di padre in figlio e prevedevano la proprietà, il potere assoluto sulla vita familiare, la possibilità di regolare i conti tra clan con il fucile e quella di combinare il matrimonio della prole.
Mentre per la donna l’unico diritto era quello di sognare.
Molte delle vergini giurate ancora viventi lo sono diventate per sfuggire a questo destino, e non essere costrette ad una vita fatta di sottomissione in cui il ruolo della donna era circoscritto solo ad alcune attività legate al focolaio domestico,per il resto non potevano ereditare, non avevano potere decisionale in merito a qualsiasi questione riguardante la famiglia o le scelte economiche.
La donna: non ha secondo la legge personalità giuridica. Essa non è accettata: come giudice; come delatrice; come giurata; non ha voto, né posto nei convegni; non eredita né dai parenti, né dal marito; non è fatta segno della vendetta” § 1227.VII.
Le ragioni profonde di questa “scelta”, spiega Paola Favoino, vanno rintracciate nella società albanese tradizionale: patriarcale, patrilineare ed esogamica e al fatto che alle necessità del singolo individuo si antepongono quelle della famiglia e della comunità.
Solo negli ultimi tempi si è notato un aumento dei casi di donne che, non volendosi sposare affatto e desiderando maggiore autonomia nelle decisioni che riguardano la loro vita, scelgono di diventare Burrneshe.
Storie Di Burrneshe
Ecco alcune storie raccolte da Paola Favoino durante le sue ricerche:
Mark, 50 anni, ultima di 6 sorelle è diventata vergine giurata all’età di 7 anni . Dopo il suo giuramento la madre ha dato alla luce un figlio, ma questo non ha cambiato la sua decisione. Ha lasciato la casa dei genitori quando era ancora molto giovane. Durante la dittatura di Enver Hoxha, ha lavorato come operaio in una fabbrica metallurgica dove ha perso tre dita della mano. Oggi ha un piccolo negozio di alimentari sotto il portico della casa e vive da sola in un villaggio nel nord dell’Albania.
Gijn, 80 anni, è diventata vergine giurata all’età di 22 anni. E ‘nata in un piccolo villaggio di montagna e ha fatto il suo giuramento dopo aver rotto il suo fidanzamento. Nel Kanun c’è scritto che se una donna rompe il fidanzamento con il suo fidanzato, lei non ha più diritto al matrimonio. diventata “burrneshe” per non scatenare una vendetta di sangue dopo aver rifiutato un matrimonio combinato
Il Kanun dice “ß 98. – Se in una famiglia gli unici sopravvissuti sono figlie, il cugino più vicino va a vivere con loro o li porta a casa, e da quel momento si vede come il signore di tutte le attività.”
Il Progetto & Come Sostenerlo
Durante il suo viaggio in Albania, Paola, ha raccolto un gran numero di foto di Burrneshe, potete vedere il suo reportage fotografico e avere maggiori informazioni sul sito web: www.paolafavoino.com
Il suo obiettivo è quello di raccontare questa storia unica realizzando un Documentario.
Attualmente , la maggior parte del “burrneshe” sono anziane e le stime attestano che solo circa 40 di loro sono ancora in vita.
Oggi la situazione della donna nel nord dell’Albania è cambiata, ma non c’è stata ancora una reale emancipazione, perché la società rimane profondamente patriarcale e maschilista. Le donne vengono educate al sacrificio e ribellarsi al proprio destino significa vergogna per la propria famiglia, significa dover andar via.
Il fenomeno delle “burrneshe” è ancora diffuso nel nord dell’Albania, molte di loro sono anziane, ma esistono ancora contesti in cui diventare “burrneshe” è l’unico modo per ribellarsi alla sottomissione o addirittura l’unica possibilità per vivere la propria omosessualità in silenzio, rimanendo caste a vita.
Attorno alle “burrneshe” protagoniste del Documentario, si dipanano alcune storie di madri, mogli, attiviste politiche e volontarie che ruotano attorno al centro anti-violenza di Scutari. Nel Promo di presentazione del progetto, queste stesse donne ci raccontano drammatici episodi di violenze domestiche e il lavoro quotidiano che fanno per fornire supporto alle tante donne albanesi che tentano di emanciparsi.
A je Burneshe! vuole mostrare uno spaccato della situazione della donna oggi nel nord dell’Albania, documentando la vita delle donne che lottano quotidianamente con i legami invisibili che la società tesse intorno a loro.
A je Burrneshe! è il saluto che ci si rivolge ancora oggi tra donne per farsi coraggio l’una con l’altra.
Per questo motivo è stata aperta una campagna di crowfounding Link
in cui il vostro contributo servirà a finanziare una nuova spedizione professionale nel nord dell’Albania alla ricerca di nuove storie da raccontare
I fondi verranno utilizzati per acquistare biglietti aerei per il viaggio in Albania e l’affitto dell’attrezzatura audio e video di cui Paola ha bisogno per la sua avventura..
A je Burrneshe” ha bisogno anche di una società di produzione che aiuti Paola a realizzarlo!
potete sostenere il progetto facendo una donazione a partire da 10€ al seguente link https://www.ulule.com/aje-burrneshe/
per consigli e suggerimenti scrivete a exploretravelnote@gmail.com
© 2016 le foto presenti nell’articolo sono di proprietà di Paola Favoino è vietata la riproduzione delle foto e dei contenuti senza l’autorizzazione dell’autrice